In montagna si saluta…in città no. Geolocalizzazione dell’educazione.

passeggiata 3

Abituata a mattiniere e solitarie passeggiate in montagna, con il mio cane, ho deciso di mantenere questa bella abitudine anche rientrata a casa. Ma ho tentato anche un altro esperimento.Sulle stradine di montagna, quando si incrocia un altro camminatore, è normale salutarsi con un cordiale buongiorno, anche se non ci si conosce. Pensavo che, alle sette del mattino, passeggiando lungo il Naviglio immersi nella natura e nel silenzio, imbattendosi in qualcuno che viveva la tua stessa esperienza, sarebbe stato carino salutarlo…. Risultato: 5 buongiorno, 1 risposta. In particolare, incrociando i colleghi di passeggiata: occhi bassi, improvviso interesse per i propri piedi, per l’orologio al polso o, peggio, sguardi persi in orizzonti lotani, immersi in chissà quali urgenti pernsieri. Ma non solo. Salutando per prima (e unica!) mi sono vista osservare con preoccupata attenzione, quasi il mio interlocutore si stesse chiedendo oltre a chi fossi, da quale patologia potessi essere affetta o, quantomeno, quale sarebbe stata la mia prossima mossa (volevo forse qualcosa??).
Qualcuno risponde al mio quesito? Cosa cambia tra un sentiero di montagna ed una stradina di campagna? Quale forma di ipocrita educazione porta un turista cittadino a salutare in montagna, fingendosi un montanaro DOC, e consente allo stesso di non rispondere al saluto di un suo concittadino, una volta rientrato a casa? Se iniziassimo tutti la giornata con un bel saluto a chi incontriamo, senza porci troppe domande su chi lo deve fare per primo, se si fa o non si fa, su cosa penserà chi riceve il saluto ecc. ecc.ma ricordando di essere tutti persone sulla stessa terra…forse le cose andrebbero meglio.
Comunque, fatte queste esternazioni a voce alta al mio cane mentre camminavamo, si è girato, mi ha sorriso…e abbiamo continuato la passeggiata.

Written by Cristiana Clementi